Manutenzione eliche in bronzo
Vorrei acquistareuna barca a motore con linee d'asse ed eliche in bronzo a 4 pale. Le eliche sono state trattate con antivegetativa comune e sono piene di denti di cane. Il venditore sostiene che spazzolando le eliche e poi carteggiandole torneranno nuove. Posso fidarmi?
Tra i lavori di manutenzione e preparazione al varo, gli interventi sulle eliche rappresentano un passaggio estremamente importante in quanto dall’elica dipende la capacità evolutiva dell’imbarcazione, l’integrità di tutta la trasmissione e, cosa non trascurabile l’economia complessiva della gestione dell’imbarcazione.
Vediamo i vari fattori che gravitano intorno all’elica.
Il materiale più comunemente utilizzato è una lega di bronzo. Il bronzo, è un metallo piuttosto poroso ed in ambiente salino si difende producendo un ossido di colore verde che non è indice di danneggiamento; al contrario, una diffusa macro porosità, crateri più o meno estesi e più o meno grandi, rappresentano un problema corrosivo cui l’elica è stata esposta. Approcciando alla manutenzione dell’elica dobbiamo ricordare quanto espresso in premessa:
- un’elica equilibrata ed integra gira senza sussulti garantendo silenziosità e fluidità di trasmissione;
- un’elica squilibrata produce un prematuro invecchiamento delle boccole dell’asse trasmettendo vibrazioni e sussulti al motore ed a tutto lo scafo;
- un’elica, e quindi un sistema di trasmissione, poco efficiente, produce oltre a quanto detto, un consumo abnorme di carburante, appesantendo il conto economico di gestione dell’imbarcazione sia per sopravvenuta necessità di manutenzione, sia per costi diretti di carburante.,oltre a limitare la velocità dell'imbarcazione.
Di conseguenza, per prima cosa sottoporremo l’elica ad un controllo visivo nello stato dei fatti, verificheremo che non ci siano laschi tra l’asse dell’elica e le boccole dell’astuccio e che l’elica appaia dritta con i bordi di ingresso ed uscita dell’acqua ben filanti.
Per smontare l’elica procederemo rimuovendo in primo luogo l'anodo di protezione (erroneamente e comunemente chiamato “zinco”) che in molti casi è posto sull’ogiva di blocco e fermato per mezzo di un bullone con la testa a brugola o esagonale. Rimosso l'anodo ne osserveremo il consumo e lo stato d’insieme. Per rimuovere l’ogiva in alcuni casi vi è una coppiglia che attraversa la stessa e l’asse in una feritoia, oppure vi è una rondella appositamente piegata sui bordi dell’ogiva che impedisce alla stessa di ruotare. Rimosso il fermo si può rimuovere l’ogiva. In molti casi il fermo dell’elica è demandato ad un dado esagonale a sua volta fermato da una coppiglia o una rondella piegata e rivestito del catodo di protezione. Per rimuovere l’elica nella maggioranza dei casi è necessario battere. L’errore più grossolano è quello di colpire l’elica con un qualunque oggetto sul collo che avvolge l’asse. L’elica va colpita in maniera secca e decisa ma non con forza, alla radice della pala, dove questa si unisce al collo. Per quanto possa essere bloccata, uno o due colpi secchi e ben assestati faranno uscire l’elica. Stranamente molti operatori di settore si industriano con estrattori o mazze varie producendo solo danni ed ammaccature. Rimossa l’elica è il caso di controllare visivamente le boccole e non esitare a cambiarle anche annualmente. In questa fase, è molto importante in primo luogo non perdere la chiavetta (un pezzetto di acciaio squadrato) presente all'interno del collo dell'elica, tra questa ed una scanalatura nell'ase e che permette un incastro solidale tra elica ed asse stesso. In secondo luogo, in caso di due o più eliche, è molto importante marchiare in maniera indelebile tutte le componenti dell'organo elica in modo da non conforne le posizioni e non avere problemi al rimontaggio. Con un bulino o con un oggetto appuntito da incisione, qualora non sia già stato fatto in precedenza, si pratica un segno specifico per ciascuna elica, ad esempio una sorta di punzonatura per l'elica 1, due punzonature per la 2 e così via, non trascurando di segnare anche l'asse, l'ogiva ecc.
L’elica deve apparirci integra e priva di ammaccature o segni particolari. A questo punto si può procedere ad un primo intervento di pulizia del corallino o alghe eventualmente creatisi sulla superficie delle pale per mezzo di una grossolana raschiatura con una spatola. Tolto il grosso, si può procedere lavando l’elica con una soluzione in bassa concentrazione di acido cloridrico, intorno al 20/30% magari utilizzando acqua tiepida facendo attenzione a non respirarne i vapori e che il liquido non venga a contatto con parti del corpo non adeguatamente protette.
Attenzione, l'acido cloridrico è fortemente ustionante ed irritante per gli occhi e per le vie respiratorie; bisogna osservare scrupolosamente gli avvertimenti imposti dal fabbricante, indossare adeguati indumenti protettivi, guanti spessi e mascherina con filtro per i vapori, oltre che operare in ambiente ben ventilato ed areato, pena grave rischio per la salute. Ricordarsi, inoltre, di smaltire convenientemente i residui di pulizia evitando danni all'ambiente.
Pulita l’elica dalle incrostazioni, magari ripetendo più volte il trattamento in luogo di un'unica passata con maggior concentrazione di acido, si dovrà osservarne la superficie con la massima attenzione. Non è escluso che in questa fase emergano codici, modelli e marchiature varie, che sarà bene fotografare e mettere a corredo della documentazione di bordo per ogni potenziale evenienza futura. In caso di presenza di micro crateri più o meno concentrati ed estesi, siamo generalmente in presenza di corrosione dovuta a correnti vaganti; vuol dire che la protezione catodica non ha funzionato oppure ha funzionato male ed occorre porvi un immediato rimedio. Finita l’opera di pulizia e verifica dell’elica, provvederemo ad una carteggiatura con carta vetro 80/100 facendo attenzione ad irruvidirne per bene la superficie. Poiché la carta vetro lascia un residuo, sarà necessario pulire ulteriormente l’elica con soda caustica in bassa concentrazione, anche in questo caso al 20-30% oppure, molto meglio ai fini personali ed ambientali, con bicarbonato di sodio, dall’azione più blanda e meno aggressiva ma comunque efficace.
Per la Soda caustica utilizzare le stesse precauzioni già asposte per l'utilizzo dell'acido!
Eliche pulite e sgrassate e pronte per il ciclo antivegetativo
Ricordandoci di non toccare MAI l’elica a mani nude evitandone, comunque, quanto più possibile la manipolazione, sottoporremo la stessa al ciclo antivegetativo che più ci aggrada rispettando scrupolosamente le indicazioni del fabbricante la vernice.
In molti cantieri e molti bricoleur sottopongo l’elica a spazzolatura manuale o con l’ausilio di macchine. Ritengo questa operazione sbagliata per tre generici motivi:
- Il ferro mal si addice al bronzo, ne produce il consumo ed innesca processi corrosivi importanti.
- La spazzolatura, soprattutto quella meccanica ad alta velocità, “lucida” il metallo e con esso lo sporco e le incrostazioni, impedendo, di fatto, la radicale pulizia necessaria.
- L’azione meccanica, in molti casi effettuata con disco abrasivo invece che con spazzola, di fatto consuma l’elica il che si traduce, con gli anni, in una generale perdita di equilibrio della stessa ed in un assottigliamento dei punti più delicati che sono i bordi di ingresso ed uscita che spesso e volentieri sono quelli su cui si agisce di più con l’utensile perché più facili da raggiungere.
- L'azione meccanica, difficilmente controllabile, produce un eccessivo irruvidimento della superficie della pale, inutile dal punto di vista dell'ancoraggio dei cicli di finitura, ma dannosa ai fini della superficie finale che non essendo più liscia, produrrà un'inevitabile turbolenza con conseguente perdita di potenza dell'imbarcazione.
Per casi particolari, difficili da lavorare a mano, si raccomanda l’utilizzo della spazzola di rame; i motivi si possono ricercare nell’articolo relativo alla corrosione generica oppure specifica, entrambi presenti su questo stesso sito.
Ultimo aggiornamento (Sabato 17 Aprile 2010 03:25)